“Una donna deve essere libera di scegliere e non avere paura”

(Londra – Martina R. Inchingolo) – London One Radio tratta l’argomento dell’aborto per la giornata internazionale dell’aborto sicuro con un ospite speciale e attraverso le opinioni dei nostri ascoltatori.

L’informazione è un aspetto importantissimo quando si parla di un argomento delicato come l’aborto. Ma come abbiamo visto, soprattutto in questi tempi di Covid, è facile imbattersi in fake news che possono confondere chi ha un’importante decisione da prendere.

Per questo motivo Rachael Clarke, Head of Public Affairs and Policy dal British Pregnancy Advisory Service o BPAS (Consultorio per gravidanze Britannico) ha deciso di mettere le cose in chiaro durante la nostra intervista.

“La gente che è anti-aborto afferma che l’aborto fa male alla salute di un donna ma questo non è vero. L’aborto è una procedura sicura, una donna su tre in Inghilterra ha effettuato un aborto prima dei 45 anni, quindi è una procedura comune.”

L’aborto è da sempre stato considerato un taboo e specialmente con l’arrivo della pandemia è diventato piu difficile accederne.

“In molti paesi dove abbiamo visto una grande presenza anti-aborto, tante persone discutevano che l’aborto non è una cura essenziale, quindi per fare spazio negli ospedali dicevano che non potevano provvedere all’aborto per le donne che ne avevano bisogno.”

Per questo motivo il BPAS ha deciso di aiutare le donne ad accedere a un aborto sicuro anche durante il lockdown.

“Verso l’inizio della pandemia abbiamo vinto un accordo dal governo a Westminster, Scozia e Wales, permettendoci di usare ‘telemedicine’ (medicine al telefono), così la gente può parlare con un’infermiera qualificata o un dottore e ricevere le loro medicine per posta o ritirarle dalle nostre cliniche. Vuol dire che le donne che avevano difficoltà ad accedere alle cliniche sono riuscite ad avere un aborto sicuro a casa.”

Mentre in Italia diminuiscono gli aborti, infatti rispetto al 2019 meno di 68 mila interventi sono stati effettuati e il 68% dei ginecologi si è definito obiettore.

Una nostra ascoltatrice Elena, 26 anni, da Londra, ha raccontato che secondo lei c’è un’apertura maggiore verso l’aborto qui in Inghilterra e che in Italia è una conversazione che bisogna continuare.

“Credo che ci sia bisogno ancora un pò di parlarne, soprattutto tra le istituzioni. La prima cosa è che non ci diano la possibilità di informarci come si deve a una certa età, subito, anche a scuola. Non ci diano prima di tutto una educazione sessuale giusta e corretta, perchè parte tutto da quello e poi soprattutto non ci danno le opzioni.”

Per saperne di più potete ascoltare l’intervista integrale sul nostro podcast.

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