Questo romanzo racconta la storia di tre ragazzi della generazione Z, sin dai primi capitoli però conosciamo molti altri personaggi sia della stessa età di Teresa Carlo e Margherita sia più grandi.
I personaggi più adulti come i genitori i nonni o i bisnonni li vediamo nella stessa fascia di età dei protagonisti, anche più piccoli. Questo, infatti, non è un libro sulla generazione Z ma sui vent’anni:
“Perché qualcuno ha deciso che a vent’anni si smette di essere una scommessa e si diventa o una vittoria o una sconfitta e da qua nasce il mio desiderio di parlare di questa importantissima fascia d’età “
Ogni generazione ha la sua macchia, ogni generazione è stata tacciata come tremenda ma è un accusa ricorrente che non riguarda solo la generazione Z. Maria Beatrice ci spiega che è molto semplice deresponsabilizzarsi cercando delle colpe da attribuire ai propri figli ma che viviamo in un momento storico in cui possiamo fermare questo trauma generazionale, attraverso la terapia.
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Quando Maria Beatrice si è approcciata ai social network ha pensato molto al messaggio che volesse trasmettere e ha scelto di contribuire all’eliminazione dello stigma della terapia, della malattia o disturbo mentale o anche semplicemente a un malessere per cui si può ricorrere a un professionista.
Maria Beatrice non è uno psicologo ne uno psicoterapeuta ma è molto preparata ad ascoltare le storie dei suoi followers e a raccontare come funzionano le dinamiche attraverso la sua esperienza e la sua preparazione approfondita.
“In questo modo tutti gli hanno la possibilità di avere nuovi strumenti e risorse da utilizzare per loro stessi e che magari bastano e quando non bastano possono affidarsi a chi preferiscono ovviamente. Io ricevo messaggi di tantissime storie alcune belle e alcune assolutamente terribili e offro semplicemente il fatto di esserci io dico: non posso occuparmi della tua dinamica personale però ti posso dire che sono dalla tua parte”.
In questo libro, Maria Beatrice parla di relazioni malsane, tutte le relazioni che legano i nostri personaggi dai più giovani ai più grandi sono particolarmente malate: dipendenze codipendenze etc. Grazie alla narrativa Maria Beatrice ha potuto mettere sotto la lente di ingrandimento queste dinamiche, ingrandendole e rendendole più facilmente riconoscibili ai lettori.
“Non è colpa nostra chi siamo ma è totalmente sotto la nostra responsabilità dove stiamo andando e la nostra felicità”
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Se vuoi scoprire di più su Maria Beatrice Alonzi e sul suo nuovo romanzo “Noi, parola di tre lettere” ascolta l’intera intervista.