La musica nei campi di concentramento. Le note di speranza e di morte.

Londonone radio sky

Londra (philip Baglini Olland) Difficile pernsare alla musica nei campi di concentramento. Eppure in tutti i campi c’era la musica, prigionieri che suonavano strumenti, per allietare la vita o la morte.

Tutto nei campi era programmato. Nulla era lasciato al caso. Anche la musica era una componente importante nei campi, la speranza per alcuni, la morte per altri, una presa in giro da parte della SS, una macabra ironia, brutale, infernale, forse il grido estremo di chi non aveva voce.

La Sonata di Auschwitz: musica e politica dal fascismo alla Shoah

Anche il silenzio della notte era una forma di musica. I prigionieri aspettavano e si allietavano con la musica che dagli autoparlanti usciva e scandiva loro il tempo. Bande che accompagnavano i compagni ai lavori forzati, alle camere a gas.

Nemmono la musica era libera o i canti che dovevano essere tutti tedeschi, e guai a chi sbagliava intonazione o ritmo, gli sarebbe costato la vita.

La selezione veniva fatta fin dal “reclutamento forzato”, chi sapeva suonare uno strumento veniva messo in un gruppo apparte, illudendo che forse si sarebbero salvati. Non era cosi’. Il destino era per tutti il solito, era una questione di tempo.

Chi sapeva suonare il pianoforte doveva immediatamente camuffarsi come uno che sapesse suonare il violino, unico strumento insieme ai fiati facile nel trasporto in treno e piccolo da essere portato in mano.

C’erano orchestre maschili e ovviamente femminili. Ora pensate quanti di queste anime mentre suonavano avranno visto familiari bruciare nei forni, mentre loro senza mostrare una lascrima dovevano rimanre impassibili e continuare a suonare, altrimenti la fine era scontata.

Esther Bejarano e l'orchestra di Auschwitz - The Journal of Cultural Heritage Crime

Il violino come simbolo di Auschwitz, DachauBuchenwald e Sachsenhausen,BelzecSobibor e Treblinka lo strumento diventato la voce acuta delle grida dei prigionieri, un lamento che ancora oggi stride dal passato che mai va dimenticato .

Amnon, e’ un il liutaio di Tel Aviv restaura i violini della Shoah, li ha recuperati quasi tutti, restaurati, e dall’usura del violioni lui capisce se la persona che lo suonava era sinistro o destro, a quanta neve era stato esposto dalla bombatura del legno etc.

Ogni violino racconta una storia, come quel violino con all’interno della polvere nera, la cenere di un corpo che si era andata ad infilare dentro lo strumento e li rimasta per 83 anni.

Quegli strumenti, suonati nelle orchestre di ebrei volute dai nazisti dentro i campi di concentramento, vengono ora riportati al loro splendore e spediti in tutto il mondo per essere suonati da musicisti professionisti.

Amnon londononeradio
Amnon
Desktop only