Il nuove regime di immigrazione “taglierà le gambe” all’industria musicale britannica

Londra (Annamaria Santucci) L’industria musicale non sfugge agli effetti della Brexit. In un attacco clamoroso, la Incorporated Society of Musicians ha affermato infatti che la stretta sull’immigrazione di Priti Patel, Ministro dell’Interno,  “taglierà le gambe” alla fiorente industria musicale britannica, avvertendo gli artisti che potrebbero vedersi costretti ad annullare i tour e le loro esibizioni.

Il Ministero degli Interni è così accusato di aver voltato le spalle alle arti creative, che fruttano all’economia britannica somme per un valore di circa  111 miliardi  di sterline all’anno, attestandosi ad un valore simile a quello del settore bancario .

La Incorporated Society of Musicians ha così manifestato il suo timore che un gran numero di band provenienti dai paesi dell’UE sarà duramente colpito dall’enorme costo e dalla spaventosa burocrazia che graverà sui locali che dovrebbero accogliere gli artisti europei.

Infatti dal 2021, alla fine del periodo di transizione post-Brexit, gli artisti e i DJ provenienti dall’Unione Europea che vorranno esibirsi dovranno adempiere a numerosi obblighi. Dovranno innanzitutto  richiedere un visto particolare, di tipo ‘Tier 5’, ovvero per chi deve esercitare un lavoro temporaneo in campo artistico o sportivo, al costo di £ 244 per ciascun membro della band. Dovranno poi fornire la prova, 90 giorni prima della richiesta, di avere un fondo risparmio di quasi £ 1.000 e di poter quindi sostenere se stessi. Sarà infine richiesto di fornire un certificato di sponsorizzazione da un organizzatore di eventi – che deve assumersene la responsabilità – o, in altre circostanze, una lettera di invito.

La decisione, che si prevede limiterà fortemente l’industria culturale britannica, ha suscitato malumori anche all’interno del governo conservatore guidato da Boris Johnson, dal momento che lo stesso ministro della cultura Nigel Adams aveva dichiarato che sarebbe stato essenziale mantenere aperte le frontiere per gli artisti europei.

L’ amministratore delegato della Incorporated Society of Musicians, Deborah Annetts, ha detto : “Credevamo davvero, per la prima volta, che il Ministero degli Interni stesse ascoltando, quindi ciò che è stato annunciato è stato uno shock totale per noi”. Sulla necessità di possedere £ 1.000 di risparmi, ha ironizzato: “Va bene se sei Bruce Springsteen, ma non se sei una piccola band rock dalla Scandinavia che cerca di farlo suonando in alcuni pub del nord di Londra”.

Annets ha poi sottolineato come anche gli artisti del Regno Unito andranno incontro a notevoli problematiche se Bruxelles deciderà di attuare restrizioni simili sui tour nei paesi dell’UE, concludendo “Il Ministero degli Interni non è riuscito a capire che i tour e le industrie creative non riguardano l’immigrazione, ma un settore globale in cui le persone si spostano continuamente “.

 

 

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