Londra (Milena Galasso) Giuliano Sangiorgio oggi ha voluto salutare e far sentire la sua vicinanza agli italiani della Gran Bretagna. Lo ha fatto con la solita dolcezza che lo contraddistingue da sempre e l’umilta’ dei grandi artisti.
Abbiamo parlato in radio, di molte cose. Ovviamente di musica, del nuovo album che e’ ancora in fase di produzione, e della situazione che stiamo vivendo tutti con il coronavirus:
“Molti pensano che il ruolo dell’artista sia quello di dare alle persone qualcosa, in realtà quel giorno –
Giuliano parla del flashmob – io avevo bisogno di prendere qualcosa. Quando ho sentito cantare in quella
strada di Roma centro, dove vivo, non si sentiva da settimane una voce, mi è sembrato di vedere l’acqua
nel deserto. Ho avuto più bisogno di ricevere, che di dare. Abbiamo bisogno tutti di sostenerci a vicenda, i
piedistalli sono finiti, sono andati via come le mascherine.
È vero che bisogna essere un po’ giullari di corte, ma in questo momento io non riesco proprio a fare altre
dirette. L’unica cosa religiosa che possa fare, da parte mia, è cantare. Bisogna rimanere positivi, è una
positività cauta però, non è che debba continuare necessariamente quella maledetta stupida allegria,
bisogna essere anche rispettosi.
Non potevamo non chiedere di lele dopo aver pasato il brano, Cosa c’e’ dall’altra parte:
Lele sta bene, abbiamo dovuto interrompere la falsa quarantena – quella in studio di registrazione – per
iniziare quella vera.
In che cosa ci troveremo cambiati, quando tutto questo finirà? Inciderà sulla cultura. Ognuno rivedrà il
proprio dolore di questo momento, gireranno prodotti di alti contenuti. Siamo già cambiati, il cambiamento
è già avvenuto, avremo una sensazione di estraneità nei confronti del nostro cambiamento quando tutto
tornerà normale.
Un cambiamento forte sarà tornare a usare i social come andrebbero usati, in questo momento i social sono diventati carne e ossa, ma domani spero che i social tornino a essere uno strumento per tornare ad abbracciarci per strada, nei locali… Ci vorrà un po’ per realizzare che le persone si possono anche abbracciare. Ci troveremo cambiati nell’essere virtuosi della pazienza, sarà un cambiamento epocale.
Spero di essere in grado di raccontare ancora una verità quando sarà tornato tutto normale.
Tornerai a Londra? Il nostro sogno più grande è tornare a girare l’Europa. Io non so quando ci sarà il
“futuro”, sembra quasi un loop nel quale ci risvegliamo sempre nello stesso giorno.
Quindi vi prego, stay home stay safe. Cerchiamo di stare vicini anche a Boris Johnson, una persona può anche sbagliare.
Sui social se ne sentono di ogni, i social sono la terra del possibile e del nulla, dove ognuno pensa di poter
dire la sua. La democrazia sta nel riconoscere il limite proprio nei confronti della libertà dell’altro, in questo
sui social non c’è libertà, siamo tutti quello che vorremmo essere e non siamo. Siamo tutti stupidi in realtà.
Qual è l’ultimo libro che hai letto? “Persone normali”.
Se dovessi scegliere un personaggio del passato con cui passare due ore chi sceglieresti? Frank Sinatra, perché non era un grande tecnico della voce, ma aveva tutti i doni che una voce potesse avere.
E riguardo al documentario dei Negramaro… Abbiamo voluto raccontare questi ultimi 3 anni in cui è
esplosa la vita. Siamo una band, una famiglia, che rinasce continuamente.
Siamo al secondo decennio eppure i Negramaro continuano a crescere, in un panorama dove le band si sciolgono. Io ero tartassato di richieste di fare il solista, ma ho sempre creduto nella nostra band del Salento. Siamo ancora qui, sono orgoglioso, sono sempre con i miei fratelli con cui ho cominciato, e adesso siamo ai tour negli stadi.
ecco l’estratto dell’intervista il podcast buon ascolto