Enzo Mazza (FIMI) e l’impatto del coronavirus sull’industria musicale italiana

Londra – Il coronavirus ha colpito fortemente l’industria della musica e dello spettacolo italiano annullando o rinviando circa tre mila concerti con una perdita che ha raggiunto i 40 milioni di euro.

Non solo gli artisti, ma anche i tecnici, le maestranze, i negozi e catene di intrattenimento cosi come le sale di registrazione vivono una situazione piuttosto negativa a causa del lockdown. Dalle prime settimane emergono anche evidenti i cali sul segmento fisico (CD e vinili) di oltre il 60%, sui diritti connessi di oltre il 70% (dovuta alla chiusura di esercizi commerciali e all’assenza di eventi) e sulle sincronizzazioni in grave sofferenza.  In totale, il segmento fisico, è sceso del 13,8%. Anche lo streaming soffre a causa dell’assenza di nuove release, che solitamente fanno da traino agli ascolti, e della scarsa mobilità dei consumatori (secondo i dati IFPI, in Italia il 76% di chi ascolta musica lo fa in auto, e il 43% nel tragitto casa-lavoro). Tuttavia l’audio streamingfree è sostenuto fortemente dalla pubblicità, con 21 milioni di euro contro 18 milioni, confermando ancora una volta la presenza di un effettivo Value Gap nella remunerazione da piattaforme come YouTube.

Enzo Mazza, CEO della FIMI (Federazione industria musicale italiana) è intervenuto in diretta video su London ONE Radio, rivelando i traguardi finora raggiunti e i danni che il Coronavirus ha arrecato nel settore e svelando quali sono i prossimi passi che si dovrebbero fare affinchè tutti coloro coinvolti nella filiera continuino a fare il proprio lavoro nei prossimi mesi e anni.

 

 

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