“Another Brick in the Wall” dei Pink Floyd aiuta i pazienti neurologicamente disabili

Londra (Roberta Chiatti) – Secondo una nuova ricerca “Another Brick in the Wall” dei Pink Floyd aiuterebbe la scienza a decodificare parole e melodie di pazienti neurologicamente disabili

Questa ricerca spera che i risultati possano aiutare a ripristinare la musicalità del linguaggio naturale nei pazienti che faticano a comunicare a causa di condizioni neurologiche invalidanti come l’ictus o la sclerosi laterale amiotrofica, la malattia neurodegenerativa diagnosticata a Stephen Hawking.

Gli scienziati ritengono che il loro lavoro potrebbe aprire la strada a nuovi dispositivi protesici che possono aiutare a migliorare la percezione del ritmo e della melodia della parola.

Attualmente, grazie ai progressi nella tecnologia assistiva, molti di questi pazienti sono in grado di comunicare utilizzando interfacce cervello-macchina, ma queste tecnologie non riescono a riprodurre adeguatamente la natura musicale del discorso quindi le voci dei pazienti suonano artificiose e robotiche.

Per lo studio, i ricercatori hanno analizzato le registrazioni dell’attività cerebrale di 29 pazienti sottoposti a intervento chirurgico dieci anni fa. Sono stati utilizzati un totale di 2.668 elettrodi per registrare tutta l’attività cerebrale e 347 di essi erano specificamente correlati alla musica.

L’intelligenza artificiale è stata poi utilizzata per decodificare le registrazioni e quindi codificare una riproduzione dei suoni e delle parole. Sebbene molto smorzata, la frase “All in all it’s just another brick in the wall” emerge riconoscibilmente nella canzone ricostruita, con i suoi ritmi e la sua melodia intatti.

L’analisi degli elementi della canzone ha rivelato una nuova regione nel cervello che rappresenta il ritmo, che, in questo caso, era il ritmo della chitarra.

Gli scienziati hanno anche scoperto che l’elaborazione del linguaggio “è più a sinistra del cervello, mentre la musica è più distribuita, con una propensione verso destra”

Limiti dello studio:

Per ora, una tecnologia come quella utilizzata nel nuovo studio richiede un intervento chirurgico invasivo, perché registrazioni così dettagliate devono provenire dalla superficie del cervello. .

Un altro limite è che non ha preso in considerazione se ai pazienti che ascoltavano i Pink Floyd piacesse la canzone o se l’avessero ascoltata prima. Questi fattori potrebbero aver influenzato la loro attività cerebrale e quindi le prestazioni del modello di decodifica.

Tuttavia una migliore comprensione di come la musica e il linguaggio vengono elaborati potrebbe anche avere applicazioni pratiche, come aiutare a far luce sul mistero del perché le persone con afasia di Broca, che faticano a trovare e dire le parole giuste, spesso riescono a cantare le parole senza difficoltà.

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