Londra ( Roberto Sarno) – La sua voce, gutturale, come la seconda faccia del lato oscuro dell’anima, ha segnato gli ultimi trent’anni del rock alternativo.
Ignote al momento le cause del decesso del musicista. “Il nostro amato amico Mark Lanegan è morto questa mattina nella sua casa di Killarney, in Irlanda” si legge in una nota sugli account social ufficiali del cantautore.
Nel 2021 aveva avuto il Covid, a causa del quale era finito in terapia intensiva, in bilico verso la morte per oltre tre settimane. Un’esperienza drammatica che ha descritto in un libro autobiografico, “Devil in a coma”.
Frontman degli Screaming Trees dal 1985 al 2000. Otto album che si sono ritrovati in mezzo al boom del grunge di Seattle, prendendosi un posto accanto a band come Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden, Alice in Chains.
Una vitar all’eccesso lo aveva portato più volte vicino al fondo al bicchiere, gli abusi vari di droghe e alcol lo avevano etichettato come “ultimo sopravvissuto del grunge”.
Tanti dischi, diversi progetti e generi musicali, con una capacità di rinnovarsi e di affiancare un’immagine di rockstar maledetta a quella di interprete curioso. “Il mondo non è in bianco e nero, non siamo persone bidimensionali: ciò che è oscurità per una persona può essere luce per un’altra”:Mark Lanegan